Ouroboros
Ci sono momenti in cui ciò che vedo intorno mi sembra carico di significati: messaggi che mi sarebbe difficile comunicare ad altri, definire, tradurre in parole ma che si presentano come decisivi. Questi messaggi non sono la descrizione di fatti e avvenimenti esteriori, ma sono riflessioni sull'esistenza che riguardano ciò che accade dentro, nel fondo.
Questo testo sarà dunque un tentativo di parlare di pittura ed arte in generale con riferimento al mio operato artistico; si comprenderà dunque la mia difficoltà a discutere di qualcosa che ha un proprio linguaggio artistico autonomo che per sua natura si rifiuta di essere trasformato in altra forma d'espressione; fossi anche padrone d'una esatta e meno frusta terminologia, fossi un critico straordinariamente attento e illuminato, non potrei ugualmente entrare a pieno con le parole nella mia pittura; le mie parole sarebbero note marginali alla verità insita nelle opere. Ciò nonostante bisogna essere consapevoli che non esiste un solo linguaggio e che nella realtà in cui viviamo ci sia un rapporto (seppur parziale) tra la realtà e i segni con cui la rappresentiamo.
In principio è nigredo,
vita della natura, decomposizione alchemica e trasformazione degli elementi; riflessione sull'essere e sul tempo.
- Ci sono angosce rapide - vaste come bitume di nubi sopra le valli.
Avanza! E ogni cosa è nera - ogni cosa è chiara, ogni cosa è nera;
ogni cosa è giorno ogni cosa è notte.
E' notte, è giorno - (G. Boine, Limite, da Frantumi).
Dualismo tra buio e luce, tra morte e rinascita, sull'eterna circolarità che presiede il rapporto tra uomo e natura: essenza profonda della vita stessa.
Il lavoro si presenta come un processo di immersione nelle profondità più nascoste dell' io, luogo di interscambio e fusione tra essere e natura, da cui si generano immagini di sapore protoromantico e arcaizzante, tendenti a ridefinire la morte, a coglierla nei suoi misteriosi aspetti di sofferenza, decadimento, passaggio da uno stato all'altro della materia, ed infine ineluttabilità.
Gonfia imminenza della morte…(l. Folgore)
vanitas…
nigredo e terranea malinconia destinata a trasformarsi, aprirsi e salire alla luce della forma .
Rappresentare è trasformare - dissolvere…. dipingere = bruciare (A. Kiefer).
Solve et coagula, alchimia malinconica e ininterrotta.
Seguirà l'albedo: la via, la scala della "resurrezione", dell'ascensione all'unità della forma e alla ricchezza dei suoi colori ("citrinitas", "rubedo")…Hauf-bluhen….quando il sasso si adatterà a fiorire (P. Celan).
I petali come la luce delle stelle saran...Spuren..frammenti che hanno resistito alla catastrofe, dalle cui rovine, assunte come principio di realtà, possono rinascere l'arte, la memoria, la storia degli uomini.
Vergenblich……..vanità dell'esistenza..fiori secchi, memorie fotografiche e superfici corrose rimandano a qualcosa di ben preciso: la meditazione sulla necessità cosmica del mutamento, della ciclicità dei ritmi biologici, del fluire del tempo, della fugacità dell'esistenza e infine della perenne vanità di tutte le cose.
Ciò che resta è un senso di vuoto, di incertezza, di precarietà, nascosta dietro l'apparente razionalità di strutture e forme geometriche rigide e austere, non più volte a rappresentare "una sola verità" (Mondrian), quella della ragione, ma, al contrario, volte a captare l'essenziale nel tentativo di colmare il vuoto dell'essere umano.
Colmare questa mancanza è possibile rileggendo il passato attraverso la lente del ricordo, qualcosa che impone per sua natura un orientamento soggettivo, un abbandono della pretesa narrativa per affondare nella dimensione solitaria del pensiero individuale.
Allora saranno frammenti, sotto la veste di parole, frasi incompiute o sconosciute, nascoste e cancellate……..scrittura e maestoso silenzio……
……………solo all'artista è dato il potere di saper il non detto.
Il tutto sarà dunque riportato ordinato e ricomposto sulle pagine di un libro, seiten corrose e consumate forse un tentativo di fermare il tempo, di lasciare la traccia del nostro passaggio per evitare che tutto si dilegui e vada perduto;un'occasione
per organizzare alcune informazioni su noi stessi, restituire il pensiero, l'uomo, il mondo: "Uber Raume und Wolker", "Un libro il mondo" (A. Kiefer), in attesa, come tutti i libri di essere corroso e bruciato.
Sarebbe comunque limitativo vedere e spiegare l'operato artistico esclusivamente dietro una categorizzazione simbolica ed una ricerca di costanti, utili sicuramente per una presentazione e riflessione costruttiva, ma al tempo stesso insufficienti alla spiegazione del pensiero e del concetto di Arte, ben più ampio, complesso ed enigmatico.
Il tutto non può mai essere concepito e mostrato a pieno, una sorta di mistero avvolge l'opera artistica, l'idea dell'enigma che nasce dall'accostamento di forme e segni, un grande mistero, un fatto incontrollabile. Sarà la figura dell'artista -alchimista che può regolare le sorti della materia per provocare un oggetto che agli altri susciterà delle cose, a creare una sorta di magia.
Espressione dell'inesprimibile, che non sempre può essere racchiusa nella stretta maglia delle parole e dei simboli.
" ogni quadro ha un suo mistero: il suo mistero provocherà altre cose. Io sto li dentro il mistero per cercare delle cose" (M.Paladino).
Qualcosa è lasciata in sospeso,…….mostrare e non mostrare
…cancellare…
non spiegare tutto, lasciare all'intuito e al "saper guardare" tutto il resto;
" l'arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è " (P. Klee).
Udire l 'inudibile …..
Vedere l'invisibile…..
Toccare l 'intangibile sono gli esiti dell'opera.
Secondo l'Opus Alchemicum ma anche secondo Beuys: " un'opera è tanto più notevole quanto meno la si comprende. Quanto meno è comprensibile tanto più è giusta. L'arte non è fatta per essere compresa".
L'arte è uno strumento di denuncia, un'arma offensiva e difensiva, la pittura non è fatta per decorare appartamenti, affermava Picasso, e ancora " che il fine ultimo della pittura sia di toccare la folla; ma non è nella lingua della folla che la pittura deva indirizzarsi alla folla, è nella sua lingua, per commuovere, dominare, dirigere, non per essere compresa " (P. Picasso).
Segre, Ossola 2004, p.217.
Freiles, Pintille 2003, p.8.
Segre, Ossola 2004, p.184.
Platone, Fedro, "….vedi Fedro, la scrittura è in una strana condizione, simile a quella della pittura. I prodotti della pittura ci stanno davanti come se vivessero, ma se li interroghi, tengono un maestoso silenzio."
Lucrezio, De rerum natura, "….nulla esiste di eterno, ogni cosa dilegua: frammento a frammento s'aggiunge; cosi le cose crescono, finché le notiamo e nominiamo. Grado a grado poi si dissolvono, e noi non ne sappiamo più nulla".
Cacciari, Celant 1997, p.11.
Politi 1985, p.206.
Balaci, D'Avossa 2002, p.15.
Beuys Joseph 1997